Letture consigliate

Patrizia Politelli

Di notte si vede ancora di più
Manni, 2010
L'azione si concentra nel Congo, a Kenge, e nasce dal contatto quotidiano con le donne indigene,molte vedove, dallo sperimentare insieme le gravi difficoltà con il coraggio e l'inventiva, dalla violenza dei militari sbandati, dall'opera di sminamento, dalla speranza costituita dalla foresta…La forza di questo racconto-verità non è solo nel ricordo di un'esperienza diretta intensamente vissuta ma nella volontà di comunicarla con passione al lettore inconsapevole.

Patrizia Politelli vive ed opera a Roma dove insegna Filosofia presso l'Università La Sapienza ed è formatrice, counselor, attivamente impegnata nelle tematiche della donna, del linguaggio e della comunicazione. Ha pubblicato saggistica attinente alle sue ricerche e ha partecipato a seminari presso le università di vari Paesi, fra cui la Giordania e il Congo.

Vandana Shiva
Ritorno alla Terra. La fine dell'ecoimperialismo
Fazi, 2009
Mai come oggi, a causa del progressivo esaurimento del petrolio e di cambiamenti climatici sempre più violenti, la necessità di fonti energetiche alternative e sostenibili sta diventando impellente. Le fattorie stanno sparendo, i cibi geneticamente modificati si stanno diffondendo a macchia d'olio, il prezzo del pane continua a salire. E l'utilizzo di soluzioni alternative alle risorse tradizionali, come gli OGM per aumentare la produzione del Terzo Mondo e i biocarburanti in sostituzione dei combustibili fossili, non fa che aggravare la situazione, perché presuppone il ricorso sempre più massiccio a un'agricoltura industriale. In questo volume Vandana Shiva spiega perché i tre problemi più urgenti per l'umanità - la fame nel mondo, il peak oil, il surriscaldamento globale - siano profondamente collegati tra loro e perché ogni tentativo di risolverne uno, senza implicare tutti gli altri, si sia rivelato finora fallimentare. Una triplice questione che rappresenta una triplice opportunità per ripensare a livello globale la politica agricola, energetica, ambientale.

Aminata Traoré
L'Africa umiliata
Avagliano, 2009

"Noi, popoli d'Africa, un tempo colonizzati e i ricolonizzati alla mercé del capitalismo occidentale, non cessiamo di chiederci: cosa stiamo diventando? La sfida che oggi affrontiamo è quella di immaginare un futuro in cui l'essere umano sia posto al centro. Una riappropriazione dei nostri destini cha fa appello alle nostre lingue, ai nostri punti di riferimento, ai valori sociali e culturali a noi cari". Riflettendo sui meccanismi di dominazione ed esclusione del continente africano innescati ormai da secoli, ma non lasciandosi sopraffare dall'impotenza, Aminata Traoré, ex ministro della Cultura del Mali, chiama il suo popolo al riscatto, parla di dignità, di radici, di doveri e responsabilità. Un saggio contro i pregiudizi per comprendere meglio l'Africa e dare voce a chi non ne ha.




Dambisa Moyo
La carità che uccide
Rizzoli, 2010
Cosa impedisce al continente di affrancarsi da una condizione di povertà cronica? Secondo l'economista africana Dambisa Moyo, la colpa è proprio degli aiuti, un'elemosina che, nella migliore delle ipotesi, costringe l'Africa a una perenne adolescenza economica, rendendola dipendente come da una droga. E nella peggiore, contribuisce a diffondere la corruzione e il peculato, in Paesi privi di una governance solida e trasparente e di un ceto medio capace di potersi reinventare in chiave imprenditoriale. L'alternativa è seguire la Cina, che negli ultimi anni ha sviluppato una partnership efficiente con molti Paesi della zona subsahariana. In questo libro Dambisa Moyo pone l'Occidente intero di fronte ai pregiudizi intrisi di sensi di colpa che sono alla base delle sue "buone azioni", e lo invita a liberarsene. Allo stesso tempo invita l'Africa a liberarsi dell'Occidente, e del paradosso dei suoi cosiddetti "aiuti" che costituiscono il virus di una malattia curabile: la povertà.

Loretta Napoleoni
Maonomics. L'amara medicina cinese contro gli scandali della nostra economia
Rizzoli, 2010
 Cosa impedisce al continente di affrancarsi da una condizione di povertà cronica? Secondo l'economista africana Dambisa Moyo, la colpa è proprio degli aiuti, un'elemosina che, nella migliore delle ipotesi, costringe l'Africa a una perenne adolescenza economica, rendendola dipendente come da una droga. E nella peggiore, contribuisce a diffondere la corruzione e il peculato, in Paesi privi di una governance solida e trasparente e di un ceto medio capace di potersi reinventare in chiave imprenditoriale. L'alternativa è seguire la Cina, che negli ultimi anni ha sviluppato una partnership efficiente con molti Paesi della zona subsahariana. In questo libro Dambisa Moyo pone l'Occidente intero di fronte ai pregiudizi intrisi di sensi di colpa che sono alla base delle sue "buone azioni", e lo invita a liberarsene. Allo stesso tempo invita l'Africa a liberarsi dell'Occidente, e del paradosso dei suoi cosiddetti "aiuti" che costituiscono il virus di una malattia curabile: la povertà.


Esther Mujawayo, Souâd Belhaddad
Il fiore di Stéphanie
Edizioni E/O, 2007

Dodici anni dopo il genocidio in Rwanda, Esther Mujawayo, la cui famiglia è stata in gran parte sterminata durante i massacri del 1994, scrive una testimonianza eccezionale sulla sua vita e sulla grande politica di "riconciliazione nazionale" che il governo ruandese cerca di mettere in atto. Racconta i momenti spietati e quasi irreali del confronto tra le vittime e gli assassini durante i "gacaca", tribunali tradizionali creati per affrontare lo spinoso problema della giustizia del dopo genocidio. In cambio di riduzioni della pena, viene chiesto agli assassini di rivelare la verità sugli ultimi momenti di vita delle loro vittime così come sui luoghi dove i corpi sono stati abbandonati. Nella seconda parte del libro Esther Mujawayo e Souâd Belhaddad danno la parola ai sopravvissuti che lavorano ogni giorno con gli autori del genocidio per cercare di sensibilizzarli alla pace e alla ricostruzione di una nazione ruandese.


Joya Malalai
Finché avrò voce. La mia lotta contro i signori della guerra e l'oppressione delle donne afgane
Piemme, 2010

Malalai era ancora tra le braccia della mamma quando i russi hanno invaso l'Afghanistan. E aveva solo quattro anni quando la sua famiglia si è rifugiata in Pakistan. Poi sono venuti la guerra civile negli anni Novanta, la presa del potere dei talebani, la "guerra al terrore" degli americani. Quando, dopo il crollo del regime talebano, Malalai ha la possibilità di entrare a far parte dei delegati della Loya Jirga, il gran consiglio afgano che dovrebbe governare il nuovo corso, si ritrova in realtà seduta a fianco degli aguzzini di sempre. Lo sgomento non dura che un attimo, si alza, chiede la parola. E proprio lei, una donna, dice le verità che nessuno aveva mai detto. Dal giorno del suo intervento, Malalai è oggetto di continue minacce di morte e di continui tentativi di attentati. Ormai vive una vita blindata, cambia casa ogni giorno, è costretta a girare con il burqa, proprio lei che lo combatte da sempre. La sua storia e quella tormentata del suo Paese si intrecciano.


Marcello Flores (a cura di)
Stupri di guerra. La violenza di massa contro le donne nel Novecento
Angeli 2010

Il 22 febbraio 2001 tre soldati serbo-bosniaci vengono ritenuti colpevoli di crimini contro l'umanità dal Tribunale Internazionale per i crimini dell'ex Jugoslavia; il loro capo di imputazione è quello di stupro. Per la prima volta lo stupro viene quindi rubricato come crimine contro l'umanità, cancellando la convinzione secondo cui la violenza contro le donne in tempo di guerra era una conseguenza incresciosa ma in qualche modo ineliminabile della guerra stessa. Frutto di una ricerca durata oltre tre anni, il volume ripercorre gli stupri di massa che hanno segnato le guerre e i conflitti del Novecento. Studiosi delle Università di Roma La Sapienza, Roma Tre, Siena, Urbino, Venezia esaminano le due guerre mondiali, le esperienze delle dittature latinoamericane e dei conflitti in Bosnia e Rwanda coniugando analisi storiografica e riflessioni di carattere teorico e metodologico. Grazie a documenti militari, memorie, atti processuali, resoconti giornalistici, interventi di rappresentanti delle organizzazioni femminili, emerge un quadro articolato e complesso di una realtà da sempre sottovalutata, taciuta, nascosta con motivazioni politiche e morali, ideologiche e giuridiche.


Linda Polman
L'industria della solidarietà. Aiuti umanitari nelle zone di guerra
Bruno Mondadori, 2009

Quarantamila organizzazioni internazionali, oltre sei miliardi di dollari stanziati ogni anno: intorno agli aiuti umanitari si è sviluppata una vera e propria industria, la quinta nel mondo. Animate - oggi come alla loro origine - da scopi nobilissimi, ma anche obbedienti alle leggi di mercato, le ONG entrano in concorrenza fra loro per ottenere spazi di intervento e lottano per guadagnare visibilità mediatica. Questo libro, frutto di una lunga indagine sul campo, racconta storie, personaggi, eroismi e compromessi di organizzazioni nate all'insegna della neutralità ma oggi sempre più coinvolte nelle strategie di guerra come nei meccanismi del mercato globale.