Gruppi di discussione

La Rete Internazionale delle Donne per la Pace sta portando avanti due importanti filoni di discussione attraverso la costituzione di due gruppi.

Riflessione critica sulla politica degli “aiuti umanitari”

Un intervento per divenire protagoniste delle scelte che definiscono gli obiettivi della cooperazione e per rilanciare una progettualità condivisa. Un'occasione per la creazione di spazi di confronto, dove possano emergere nuove pratiche di cooperazione e solidarietà, a livello nazionale e internazionale. Il gruppo di discussione mira a porre un accento sui seguenti aspetti della tematica:


  • "la cooperazione", nella sua accezione più vera e completa: operare insieme, alla pari e per obiettivi comuni; basandosi sull'unione, sullo scambio d'esperienze e dei metodi d'analisi. In armonia con i reali bisogni dei cooperanti in loco, e delle loro modalità operative;
  • "l'immaginario": ripensare noi stessi. Delineare un processo che ricostruisca la parità: nella cultura, nell'approccio, nella reciproca conoscenza e rappresentazione. Per spingerci oltre l'idea radicata nella cooperazione (della parità dei soggetti), e per supportarla concretamente;
  • "la privatizzazione della povertà": investigare le cause strutturali del fenomeno considerando la povertà come una nostra responsabilità, piuttosto che un evento definito dal fato. Ricontestualizzare la povertà  nel quadro dello sfruttamento internazionale, dei rapporti economici di potere fra le aree del mondo, le classi sociali, i sessi e le generazioni.
Referente: Raffaella Chiodo (raffaella.chiodo@gmail.com)

Pratiche economiche alternative nazionali e internazionali
Lo sviluppo dell'imprenditoria e del lavoro autonomo ha rivelato, negli ultimi anni, una notevole presenza di soggetti femminili, in particolare donne migranti. Sono soggetti economici capaci di contribuire al sistema produttivo nazionale non solo attraverso canali sistemici ma tramite "buone pratiche" che vanno individuate, comprese e collegate tra loro.
Tali pratiche, che spesso passano attraverso la produzione e la vendita di oggetti di artigianato e/o la proposta di piatti della cucina tipica dei paesi di provenienza, fanno percepire il prodotto artigianale di queste donne come espressione di un mondo sociale e culturale specifico che diventa simbolo di autenticità, in grado di rimandare a culture lontane tramite codici comunicativi differenti. Si apre così una configurazione nuova che non appartiene né al paese in cui il prodotto viene commercializzato né al paese di origine delle artigiane
Tra le attività di analisi programmate dal gruppo vi è quella di fare emergere dall'anonimato le azioni transnazionali attuate da queste imprenditrici, che mettono in evidenza la loro capacità di leggere i consumi della società di approdo e di agire in un doppio universo, materializzando ponti, a volte anche simbolici, tra il paese di originee quello di arrivo.
Obiettivo del gruppo è quello di procedere alla raccolta - attraverso interviste, contatti diretti e studi di caso - delle molteplici esperienze imprenditoriali attuate dalle donne italiane e migranti. Dai risultati ottenuti, verranno poi individuate tutte le prassi che accomunano tali iniziative di impresa, e analizzate le differenti, e spesso originali, modalità di relazione con il mercato e il contesto sociale di riferimento.
L'interesse per le esperienze delle donne imprenditrici migranti e le logiche differenti che esse veicolano vuole essere anche di supporto ad un interesse più generale, in via di strutturazione, per le espressioni di economia locale, solidale, e creativa proprie a molte delle situazioni di origine da cui queste donne imprenditrici provengono.
Referenti:
Francesca Lulli (francesca.lulli@libero.it)
Maria Pia Morgillo, Centoimprese (mariapia.morgillo@gmail.com)
Marina Bianchi (marina.bianchi@caspur.it)